immagine nascosta

LA MAFIA MONTESSORI

Sembra una storiella di quelle “succede solo a New York…” che una mamma di Manhattan, Nicole
Imprescia, abbia citato per danni l’asilo di sua figlia di 4 anni per non averla preparata all’esame di
ammissione per una scuola privata.
Eppure il futuro di sua figlia, così come il nostro, potrebbe essere più brillante con meno
condizionamenti sulla buona riuscita dei test ed un maggior incoraggiamento alla scoperta, come
viene insegnato nelle scuole Montessori.
Ironicamente, l’approccio educativo montessoriano potrebbe essere la strada più sicura per far parte
dell’elite creativa della società, così abbondantemente rappresentata da ex alunni di questo modello
educativo da far sospettare quasi l’esistenza di una Mafia Montessori: i fondatori di Google Larry
Page e Sergei Brin, di Amazon’s Jeff Bezos, il pioniere dei videogiochi Will Wright, il fondatore di
Wikipedia Jimmy Wales, senza dimenticare Julia Child ed il rapper P.Diddy Combs.
C’è qualcosa che ci sfugge? C’è qualcosa nell’approccio Montessori che nutre la creatività e
l’inventiva, e dalla quale possiamo apprendere?
Dopotutto, Henry Ford e Thomas Edisono sono stati famosi pensatori, che hanno scoperto nuovi
modi di fare le cose improvvisando, sperimentando, fallendo e riprovando. Soprattutto, sono stati
studenti voracemente curiosi.
Il metodo Montessori, fondato da Maria Montessori, enfatizza un ambiente collaborativo senza voti
o test, con classi multietà, apprendimento e scoperte autogestite in base ai propri tempi,
originariamente per bambini dai due anni e mezzo ai sette.
La mafia Montessori si palesò in uno studio estensivo di sei anni sul modo di pensare dei dirigenti
aziendali creativi. I professori Jeffrey Dyer della Brigham Young University e Hal Gregersen della
business school Insead esaminarono oltre 3.000 dirigenti ed intervistarono più di 500 persone che
avevano avviato società innovative o inventato nuovi prodotti.
Gregersen affermò che “diversi imprenditori innovativi hanno frequentato scuole Montessori, dove
hanno imparato a seguire la loro curiosità. Per parafrasare la famosa campagna pubblicitaria Apple,
gli innovatori non solo hanno imparato a pensare in modo differente, loro agiscono in modo
differente (e parlano anche in modo differente).”
Quando Barbara Walters, che intervistò nel 2004 i fondatori di Google Page e Brin, chiese loro se
avere genitori professori universitari fosse un punto di forza per il loro successo, essi lo attribuirono
invece alla loro precoce educazione Montessori. “Entrambi abbiamo frequentato scuole
Montessori” disse Page, “ e penso che venga da quella educazione il non seguire regole o ordini,
l’essere automotivati, chiederci cosa accade nel mondo, fare le cose in modo un po’ differente”.
Will Wright, inventore della serie di videogiochi “The Sims”, vanta un’esperienza simile. “Il
metodo Montessori mi ha insegnato la gioia della scoperta”, dice Wright. “Si tratta di imparare per
conto proprio, invece di avere un insegnante che ti spiega le cose. SimCity proviene direttamente
dal Montessori”.
Nel frattempo, secondo la madre di Jeff Bezos, il piccolo Jeff era così preso dalle sue attività
all’asilo Montessori che i suoi insegnanti dovevano letteralmente sollevarlo di peso dalla sedia per
portarlo a fare altro. “Ho sempre creduto che esista un certo tipo di importante pionierismo che
viene da un inventore come Thomas Edison” ha detto Bezos, “e la mentalità per la scoperta è
esattamente il tipo di ambiente che la scuola Montessori cerca di creare “.
L’autore di Neuroscience Jonah Lehrer cita uno studio del 2006, pubblicato su Science, che ha
confrontato il rendimento scolastico raggiunto da bambini di Milwaukee a basso reddito
frequentanti scuole Montessori con quello di studenti di altre scuole scelte casualmente.
Secondo i ricercatori alla fine dell’asilo, a 5 anni, gli studenti Montessori si sono dimostrati di gran
lunga meglio preparati per la scuola elementare, nella lettura e nella matematica, rispetto agli altri
bambini. Si sono dimostrati migliori anche nelle “funzioni esecutive”, nell’abilità di adattarsi a
problemi mutevoli e complessi, come indicatore di futuro successo nella scuola e nella vita.
Certo, il Montessori va contro i fondamenti dei metodi educativi tradizionali, dove ci sono, per
esempio, poche opportunità di compiere sperimentazioni originali e poco margine per sconfitte ed
errori. Si è giudicati principalmente per le risposte esatte. C’è molta meno enfasi nello sviluppare le
nostre abilità di pensiero creativo, la capacità di lasciar funzionare le nostre menti con fantasia e
scoprire cose per nostro conto.
Quelli che raggiungono i migliori risultati creativi non cominciano con idee brillanti, ma le
scoprono. Google, per esempio, non nacque da una brillante visione, ma come un progetto per
migliorare le ricerche nelle biblioteche, seguito da una serie di piccole scoperte che hanno portato a
un rivoluzionario modello di lavoro. Larry Page e Sergei Brin non hanno cominciato con una idea
geniale. Certamente, ne hanno scoperta una.
Allo stesso modo, la cultura di Amazon è impregnata di sperimentazioni e scoperte. Bezos spesso
paragona la strategia di Amazon di sviluppare idee in nuovi mercati al “piantare semi” o “scendere
in cunicoli ciechi”. I dirigenti di Amazon imparano a scoprire le opportunità passo dopo passo:
“Molti sforzi si rivelano essere vicoli senza uscita” dice Bezos “ma ogni tanto ne imbocchi uno che
ti conduce ad una strada enorme”.
Forse è solo una coincidenza che allievi Montessori dirigano due delle più innovative compagnie
del mondo. O forse la mafia montessoriana può fornirci degli insegnamenti, anche se per molti di
noi è troppo tardi per frequentare scuole Montessori.
Possiamo cambiare il modo in cui siamo stati abituati a pensare. Cominciando con piccoli passi
realizzabili, che aumentino la sperimentazione e la curiosità. Quelli che lavorano con Jeff Bezos,
per esempio, trovano la sua abilità di chedere “perché no?”, “che succede se?”, “perché?” una delle
sue migliori qualità. Le domande sono le nuove risposte.

di Peter Sims

The Wall Street Journal
5 Aprile 2011

Social Connect: